Giunta regionale, la sfida (e i problemi) di Fico

La calma è solo apparente. Il fuoco dei malumori cova sotto la cenere di un silenzio strategico. Il neo governatore Roberto Fico (in attesa di proclamazione) sta provando a impostare le griglie della nuova giunta su una linea chiara: niente eletti ma un mix di tecnici puri e profili politici indicati direttamente dai partiti. Una scelta che – fuori dalle posizioni ufficiali – piace ai segretari delle forze della coalizione e però molto meno a chi, in campagna elettorale, ha portato a casa migliaia di preferenze e ora si sente tagliato fuori dal governo di Palazzo Santa Lucia. Un discorso che accomuna sia gli eletti campioni di voti sia i non eletti che hanno fatto ugualmente incetta di preferenze. Il caso più esplosivo è in Casa Riformista: Armando Cesaro, coordinatore campano, primo dei non eletti nella circoscrizione di Napoli con quindicimila voti personali. Stessa sorte per Tommaso Pellegrino, uscente e capolista dei riformisti a Salerno, altro pacchetto da quindicimila preferenze ma senza prospettive nella futura squadra. Stesso discorso per il Partito democratico, con il primo degli eletti Giorgio Zinno che ha preso da solo 40mila preferenze, seguito a ruota da Salvatore Madonna con lo stesso bottino di voti. E’ esattamente qui che si sta insinuando il virus che infetta il centrosinistra che ha battuto le truppe meloniane alle elezioni regionali: come spiegare a un eletto che si è speso in lungo e largo sul territorio che un non eletto potrebbe prendere il suo posto di assessore? Difficilmente potrà bastare la presidenza di una commissione consiliare per mettere tutto a tacere. Fico però ha sempre lo stesso asso nella manica: una protezione politica particolarmente robusta che prende forma nella triangolazione tra Elly Schlein, Giuseppe Conte e Gaetano Manfredi. Loro lo hanno scelto da Roma e loro lo sostengono e accompagnano nelle scelte in Campaniac costruendo il perimetro politico e istituzionale dentro cui si muove. Un recinto rassicurante per alcuni, una gabbia per altri. Ma sufficiente a blindare la sua impostazione. Almeno per ora. Il modello è quello già sperimentato a Napoli. Il sindaco Manfredi – architetto del campo largo a Palazzo San Giacomo – non è stato preso come riferimento solo per l’alleanza elettorale ma anche per l’equilibrio interno alle forze politiche in vista della composizione della giunta. La bussola, infatti, è già tracciata: esattamente come al Comune di Napoli, anche a Palazzo Santa Lucia il Partito democratico avrà il peso maggiore. Due assessorati e la vicepresidenza, destinata a Mario Casillo, forte del diciotto per cento ottenuto dal Pd. I dem dovrebbero prendersi Trasporti (in lizza lo stesso Casillo) e Turismo. A Casa Riformista dovrebbe andare la delega alle Aree interne mentre i Socialisti puntano al Turismo ma potrebbero chiudere sullo Sport: in rampa di lancio il segretario nazionale Enzo Maraio. I Cinque Stelle sono indirizzati verso il Welfare (politiche sociali) mentre a Fico presidente potrebbero finire le Politiche giovanili o le Pari opportunità. Il Movimento è alle prese con la grana Trapanese, assessore del Comune di Napoli dimessosi per candidarsi con successo alle regionali e dato alla vigilia come sicuro assessore. Per Avs si profila la delega Lavoro, con il nome del segretario regionale di Sinistra italiana Tonino Scala che si fa largo nelle retrovie. La civica Testa Alta del governatore uscente Vincenzo De Luca guarda all’Ambiente: in pole l’uscente Fulvio Bonavitacola ma non sono escluse sorprese. A Mastella l’Agricoltura. Le deleghe a Sanità, Bilancio e Scuola avranno profili tecnici alla guida, come Innovazione e Ricerca. In particolare l’assessorato alla Pubblica istruzione dovrebbe andare a una figura vicina al sindaco partenopeo Manfredi. Restano forti i nomi di Paolo Siani per la Legalità e del sindaco di Portici Enzo Cuomo. Per il Bilancio resistono due piste: Ettore Cinque, già assessore nella giunta De Luca, e l’economista Carmelo Petraglia, docente all’Università della Basilicata e tra i coordinatori del rapporto annuale Svimez, in ballo anche per il Turismo. Capitolo femminile. Tra le ipotesi che prendono piede c’è Gilda Sportiello, parlamentare dei Cinque Stelle e coordinatrice del movimento a Napoli. Nelle prossime ore Fico dovrà dimostrare che il modello “tecnici e non eletti” può reggere davvero. Perché la giunta si può costruire con la matematica. Ma le maggioranze, quelle vere, solo con la politica. Mastella docet.

Torna in alto